Intervista ai coniugi Benito Todoerti e Giacomina Campello – Sabato 1 dicembre 2018 – Carafia di Portegrandi.
Benito: Sono nato a Portegrandi di Quarto d’Altino nel 1933 e ho sempre vissuto e lavorato in questo paese. Ho prestato servizio per alcuni anni presso l’Agenzia Veronese, dopo mio padre che qui faceva il fattore, per poi passare all’azienda agricola “Le Tresse” di proprietà della famiglia Dal Ferro nel 1965. Mi avevano assunto per compiere questo lavoro perchè in famiglia eravamo cinque fratelli e tutte guardie giurate e pertanto diventai il capo di quattordici operai e il guardiano della proprietà, reperibile giorno e notte. Per la professione di vigilante ho fatto un corso di tiro a segno con la pistola e maneggio delle armi ottenendo in questo modo il tesserino e il decreto di guardia giurata.
L’azienda che dovevo controllare si estendeva su un territorio di 300 ettari di terra, con 17 mezzadrie composte da un mezzadro per casa e la sua famiglia di circa quaranta persone. Ogni mezzadro coltivava un massimo di quindici ettari di terra (circa 30 campi) e il seminativo veniva deciso da Dal Ferro tra mais, barbabietole, grano, ecc.
I mezzadri che abitavano le case della proprietà erano divisi nel seguente modo:
1. Zoia Umberto – CA’ ALTURA; 2. Capitanio – CA’ FOSSETTA; 3. Bassetto – CA’ FRIULI; 4. Pavanetto – CA’ VELA; 5. Grosso – CA’ SILE; 6. Bortolami – CA’ IMPERIA; 7. Passarella – CA’ VITTORIA; 8. Tonon Silvestro – CA’ RINASCITA; 9. Trevisiol – CA’ ROMAGNA; 10. Mazzon – CA’ FERTILE; 11. Perocco – CA’ FECONDA; 12. Camillo – CA’ FAVORITA; 13. Mazzon Giobatta – CA’ FLORIDA; 14. Dolce – CA’ SPERANZA; 15. Tonon Liberale – CA’ RISORTA; 16. Bonotto – CA’ REDENTA. 17. (?)
All’interno della tenuta agricola Dal Ferro vi si trovavano anche una chiesa, un asilo e una scuola elementare. Mi ricordo che la chiesa e l’asilo vennero benedetti e inaugurati nel 1957 dal Patriarca di Venezia Giuseppe Angelo Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII – dal 28 ottobre 1958 al 3 giugno 1963). Queste due strutture erano state finanziate dal padre di Domenico, ossia Alberto Dal Ferro e volute dall’allora monsignor Giuseppe Pasquini parroco di Portegrandi. La chiesa venne intitolata al Nome di Maria e l’asilo venne dedicato alla memoria di “Maria Dal Ferro”, ossia la moglie di Alberto.
Attorno alla chiesa e alla vecchia Cà Vittoria negli anni settanta del novecento si sviluppò l’attuale borgata di case. La maggior parte degli abitanti di queste abitazioni provenivano dalla riva opposta del Taglio del Sile, ossia dalla Valle di Veronese. Questi erano stati incentivati dal Comune di Quarto d’Altino per allontanarsi dalle loro povere baracche.
La mia fidanzata e attuale moglie, difatti, prima di allora abitava dall’altra parte del fiume e quando dovevamo incontrarci attraversavamo la Conca di Portegrandi.
La proprietà Dal Ferro durò circa cinquantanni, dal 1932 quando Alberto l’acquistò all’Ente della Rinascita delle Tre Venezie per lire 2000 a ettaro, fino al 1982 quando venne acquistata dagli attuali proprietari Tombolani. La cessazione dell’attività dell’azienda Dal Ferro derivò da un fallimento che portò il vecchio proprietario Domenico a trasferirsi a vivere a Padova.
L’intera tenuta aveva comunque negli anni subito anche l’emigrazione di molti abitanti delle case che si erano trasferiti a vivere presso le grandi città e sopratutto nelle Regioni del Piemonte e della Lombardia. Tutto ciò influenzò negativamente sulla borgata delle Tresse che si vide chiudere le scuole. Alcune case andarono in affitto agli operai dell’azienda mentre altre vennero definitivamente abbandonate. Le famiglie dei Zoia e i Mazzon ad esempio abitano ancora oggi in Via Garibaldi. Prima della cessazione della proprietà mi ricordo gli anni floridi del commercio di cereali con l’America e l’Inghilterra. L’azienda comprava e produceva il grano che qui essiccava e lavorava. Dove oggi ci sono i capannoni del bestiame dismessi e privi di tetto, una volta c’erano degli enormi essiccatoi. Le navi scaricavano il loro contenuto dentro ai burci e a delle grandi chiatte che contenevano circa quattromila quintali di grano. Queste arrivavano dalla laguna di Venezia e passavano la conca di Portegrandi per attraccare in prossimità dell’azienda.
Dell’azienda Dal ferro ricordo molto bene un altro episodio molto triste, ossia l’alluvione del 1966. Io e mia moglie avevamo costruito da appena un anno la casa nuova qui nel borgo di via Garibaldi, ma non ci abitavamo ancora. Quando l’acqua arrivò fino all’azienda distruggendo tutto dovemmo per forza di cose trasferirci. Dobbiamo ringraziare Dal Ferro per aver salvato il borgo in quanto, sapendo che stava arrivando l’acqua dal fiume Piave, mi portò ad Altino a prendere un trattore cingolato e poi chiamò la ditta ILSA di Remo Pacifici, da San Donà di Piave, che all’una di notte rovesciò diversi autotreni di ghiaia sul terreno vicino a casa mia costruendo un argine di riparazione che partiva dalla riva del Taglio del Sile e arrivava fino all’argine del canale Fossetta. Dovevamo riparare le case e soprattutto il magazzino principale che conteneva trecentomila quintali di mais plata. Di mia iniziativa in quel episodio ho salvato le mucche lattifere dalla stalla slegando le loro catene dal muro dello stabile con l’acqua che mi arrivava alla pancia. Per evitare che questa diventasse troppo alta, Dal Ferro chiamò di notte il Prefetto di Venezia che fece arrivare in loco il Genio Pontieri e fece saltare con il tritolo l’argine della strada del Taglio del Sile, in prossimità dell’idrovora Lanzoni, e defluendo così l’acqua direttamente in laguna.
Giacomina: Ho fatto servizio presso l’azienda “Le Tresse” per ben 19 anni. Il mio padrone Domenico Dal Ferro era un uomo che ci teneva molto all’ordine e alla pulizia. Prima dell’arrivo dei suoi amici, durante le feste, spostava gli arredi perchè voleva che l’immobile assumesse un aspetto diverso e nuovo. Teneva in casa sempre molti fiori freschi, appesi ai muri aveva dei preziosi quadri dei Dogi di Venezia, e nelle stanze teneva dei mobili di pregio. Quando ospitava in casa sua i commercianti stranieri li serviva e trattava molto bene, tanto da non portarli mai fuori di casa a mangiare. Noi inservienti dovevamo presentarci in sala sempre in divisa e mi ricordo che non mi chiamava mai per nome. Mi diceva: “Per favore” oppure “Grazie Signora”. I miei bambini erano sempre lì e lui e la sua famiglia gli volevano bene come se fossero i loro figli. Erano dei veri e propri Signori.
Sono di Cognome Campello. Mio padre era un mezzadro e proveniva da Quarto d’Altino. Dopo un periodo di siccità e mancato raccolto venne sfrattato e inviato con la famiglia nella valle di Veronese al di là della Conca di Portegrandi. Io e mia sorella siamo nate nella Valle. Da una parte avevamo la casa dei Lazzarin e noi abitavamo dentro a delle baracche. Nel 1955 noi delle Valli abbiamo subito un’alluvione che ci portò via le abitazioni e pertanto ci ricostruirono delle case basse distribuite in coppie e in fila. Eravamo nove famiglie (è più probabile si tratti del 1951 con l’alluvione del Polesine).
Rispetto alle nostre piccole case, quelle della campagna di Dal Ferro erano molto più grandi e sopratutto avevano l’acqua potabile, da una fontana artesiana comune che si trovava vicino alla chiesa, dove oggi hanno costruito il monumento ai caduti di tutte le guerre. Per noi era molto più difficile raggiungerla. Dovevamo per forza di cose attraversare in barca il Taglio del Sile portandoci dietro dei secchi vuoti. Molti anni dopo solo nelle case di Dal ferro è arrivato l’acquedotto e l’energia elettrica mentre da noi no. Domenico Dal Ferro difatti aveva finanziato una parte dell’acquedotto nel 1959 e successivamente, nel 1961, il Comune di Quarto d’Altino lo costruì anche nella borgata di Via Garibaldi, dove abito oggi.
Anche per l’asilo e le scuole elementari dovevamo percorrere lo stesso tragitto. Per l’attraversamento del fiume Sile avevamo una persona addetta, un certo Toni Salvel, che possedeva una piccola barca, e mi ricordo che quando c’era brutto tempo e la corrente del fiume Sile era molto forte lui attraversava l’alveo proseguendo in diagonale. I Salvel abitavano in un luogo più rialzato rispetto a quello della mia famiglia e quando il livello della laguna di Venezia saliva noi andavamo sempre sotto acqua con le nostre case e loro no. Nella valle al di là del Taglio del Sile vi erano cinque case dei Salvel, due dei “Paciara”, le nove case nostre e in tutto eravamo in sedici famiglie con tanti bambini.
Cenni Storici:
- Il Taglio del Sile fu una delle tante opere di deviazione dei fiumi operate da parte della Repubblica di Venezia e atte ad evitare che questi, a lungo termine, impedissero, con i loro detriti sabbiosi, la navigazione all’interno della laguna. Il Taglio pertanto fu aperto nel 1682 con un percorso che va dall’attuale Conca di Portegrandi fino a Caposile. Questa opera purtroppo, possedendo un alveo di livello più alto rispetto agli altri fiumi minori circostanti, ne impedì il normale deflusso delle acque in laguna e provocò l’impaludamento dell’area compresa tra Marteggia, il canale Fossetta e lo stesso Taglio. Il primo tentativo, con esito positivo, di abbassamento del livello del fiume Sile fu fatto vicino alla Conca di Portegranti con lo scavo, nel 1695, di un canale di sfogo in laguna chiamato “Businello”.
Il secondo tentativo, con esito positivo, fu quello di creare un ponte-canale sottopassante il fiume Sile in località Lanzoni. “Il ponte-canale sottopassante il Sile in località Lanzoni, le Botte dei Lanzoni, venne alla fine effettivamente realizzato nel 1887 dal Genio Civile di Venezia in concomitanza con i lavori degli argini fluviali. In quel modo si dava sfogo alle acque del bacino fluviale Vallio-Meolo facendole defluire direttamente nella laguna di Burano sottopassando il Taglio del Sile…. Una definitiva difesa dalle acque verrà attuata solo con le radicali operazioni avviate dal Consorzio di Bonifica di Caposile istituito nel 1927” (fonte: Ivano Sartor, Le Porte Grandi del Sile, Comune di Quarto d’Altino, dicembre 2006). “Si ha notizia che lavori di risanamento di questi terreni ebbero inizio intorno al 1870 ai confini con S. Michele del IV, Quarto d’Altino, per iniziativa privata. Fu la Ditta Levi di Venezia che riuscì a bonificare circa trecento ettari di palude con un impianto idrovoro formato da turbine messe in azione con il vapore. L’acqua veniva scaricata nel Fossone e una chiavica collegava due terreni divisi dal canale Vela, in escavazione, passandone sotto… La proprietà diventò dei Donà delle Rose, dell’Ente Rinascita Agraria per le province di Venezia-Treviso e degli attuali proprietari Dal Ferro”.
Altre opere di bonifica furono attuate in tempi successivi e furono: “Bonifica Fossetta” della contessa Prina – dall’anno 1885, “Bonifica Bressanin-Sicher” in zona Paludello – dall’anno 1907, “Bonifica Caberlotto” a Castaldia (Caposile) – dall’anno 1885, “Bonifica Argentin” (Caposile) dall’anno 1907, “Bonifica del Consorzio” a Croce – dall’anno (?) (fonte: Montagner Francesco, Una ricerca storica: Musile di Piave, Amministrazione Comunale di Musile di Piave, anno 1982).
- La chiesa delle Tresse, succursale di quella di Portegrandi venne “costruita su progetto del geom. Rino Moro, nativo di Portegrandi, venne aperta al culto ed intitolata al Nome di Maria nel 1957… Da quell’anno poi, ogni anno nella seconda domenica di settembre si celebrava e tuttora si celebra, la festa patronale delle Tresse dedicata al Santissimo Nome di Maria. Nel 1959 il pittore vicentino N. Polato venne incaricato dalla signora Maria Dal Ferro di dipingere in affresco sulla parete di fondo absidale una vergine in trono col Bambino venerata da due angeli. A benedire la chiesa intervenne nel 1957 il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Roncalli” (fonte: Ivano Sartor, Le Porte Grandi del Sile, Comune di Quarto d’Altino, dicembre 2006).
Nella lapide posta sopra l’ingresso della chiesa delle Trezze si legge: HOC TEMPLUM SS.MO NOMINI B. V. MARIAE DICATUM VOTO ET IMPULSU CAROLI AGOSTINI PATRIARCHAE AERE ALBERTI DAL FERRO MUNIFICI ERECTUM ANGELUS IOSEPHIUS CARD. RONCALLI PATRIARCHA SOLEMNITER BENEDIXIT DIE XIX MAI A. D. MCMLVII
- Nella notte del 4-5 novembre del 1966 il fiume Piave in piena ruppe l’argine a Zenson di Piave riversandosi sul Medio e Basso Piave. In località Trezze di Quarto d’Altino l’acqua creò un enorme bacino di circa 45 mila metri cubi, raggiungendo un’altezza di 3 metri, e pertanto, per risolvere la situazione, venne presa dalle Autorità locali la decisione di svuotarlo parzialmente creando due brecce, con una lunghezza di venti metri ciascuna, sulla strada provinciale Portegrandi-Caposile, all’altezza delle scuole elementari di Trezze e l’Idrovora Lanzoni di Caposile. Questa operazione venne compiuta il giorno 9 novembre 1966 alle ore 14.00 e consentì all’acqua di riversarsi dentro il Taglio del Sile. Purtroppo l’operazione si rilevò in parte negativa in quanto l’alta marea provocò l’effetto contrario, riversando l’acqua del Sile dentro il bacino e pertanto, per risolvere ulteriormente il problema, si pensò bene di tagliare anche l’argine destro del Taglio del Sile, ancor oggi visibile. La rimante acqua stagnò nel bacino per ben 40 giorni mentre la strada provinciale Portegrandi-Caposile venne riaperta al traffico veicolare dopo due mesi (fonte: Angelino Battistella – Egidio Bergamo -Aldo Milanese, La Grande Alluvione, Il Novembre del ’66 nel Medio-Basso Piave. Immagini, cronache di disastri, solidarietà, speranze. Comuni di Musile e San Donà di Piave, Ottobre 2006).
- Le due lettere inviate da Domenico dal Ferro a Benito Todoerti
Trascrizione della prima lettera del febbraio 2001: “Caro Benito, purtroppo non ho ancora trovato tra le carte prtate a Padova delle Tresse, l’atto di acquisto della proprietà risalente al 1932, il che avrebbe dato al comune di Quarto d’Altino e ad il sindaco, che prego di salutarmi, un dato certo nella sua ricerca dei dati. Comunque la cerco ancora. Prendo atto comunque che l’intera proprietà, prima possesso dei Lenti Donà delle Rose di Venezia, al tempo di uno della famiglia che era Presidente della Cassa di Risparmio di Venezia (1925-1926), fu ceduta all’Ente Nazionale per la Rinascita Agraria e da questa a mio Padre, Alberto dal Ferro nel 1932 a lire 2100 per ettaro; tale era il valore della terra nella zona del Piave. Con molti saluti a Lei e a Giacomina, Domenico dal Ferro. Padova, febbraio 2/2001″.
Trascrizione della seconda lettera del novembre 2007: “Caro Benito, ormai mi muovo pochissimo e per questa ragione ho trattenuto a Padova la raccolta di foto che riguardano le Tresse e la Siat. Una copia l’ho trattenuta io per un ricordo sempre vivo di una parte della mia vita di lavoro e di grande fatica ma anche di generosità, che non coincide davvero con quanto scritto sulla estensione del libro di Portegrandi, ma soltanto con il cattivo gusto dell’estensore che non ha riconosciuto in nessuno lo sforzo e l’intelligenza del lavoro e della fatica. Ho voluto che una testimonianza di tutto quel periodo fosse tenuta da chi ha lavorato con me, e di cui mi sono unicamente fidato e di cui mi sono sentito sempre appoggiato, a Lei la mia riconoscenza. Adesso che ad 85 anni ricordo i veri valori della gente, che mi è stata vicina e che non mi ha visto solo passare inosservato ed indifferente, ma amico affezionato della Vostra famiglia, fatta di gente sicura, intelligente e capace. Un abbraccio Benito da Domenico dal Ferro. Padova, novembre 20/2007″.
Ringraziamenti:
I coniugi Benito Todoerti e Giacomina Campello, Agostino Montagner e Carlo Dariol http://www.elevamentealcubo.it/elevamente/Curriculum_del_regista.html
Tutte le foto in bianco e nero provengono dall’album fotografico dei coniugi Todoerti.
Non ho trovato il punto dove si spiega il colore giallo delle case mezzadrili
Michele che dire…..”pi passa el tempo e meio te deventa”!!! Grande ricerca anche questa… complimenti. Una bell apagina di “rimenbranze” a me sconosciute. GRAZIE!!!
Belle foto.
Molti ricordi
È possibile visitare la casa residenza della famiglia Del Ferro, esterno e interno?
Bisogna contattare gli attuali proprietari. Vedo che l’azienda è interessata a Barbisan Dino e C. Sas. Tel 0422789002.
Ci andavo negli anni 60 a caricare il grano che veniva dal porto di Venezia con le chiatte.Ho gradito molto questo servizio.
La ringrazio.
Buongiorno,
con il consenso dei titolari del copyright, vorrei avere la foto dell’inaugurazione dell’asilo con il Patriarca Roncalli a sn (quella dove ci sono i chirichetti) perchè ho motivo di ritenere che la persona con gli occhiali scuri dietro al Patriarca sia mio nonno materno, Renzo Tosi, dottore in Agraria, che fu collaboratore di Dal Ferro ed abitava a Treviso vicino al ponte del Distretto militare, in un condominio affacciato sul Sile dove, se non erro, risiedeva anche la famiglia Dal Ferro.
RIngrazio anticipatamente ed invio cordiali saluti.
Buonasera. Le chiedo gentilmente la sua mail.
alessandro.dacomo@gmail.com