Giovanni “Giannino” Ancillotto -di Antonio Mucelli

Giannino, figlio di Giovanni e di Corinna Argentini, nacque il 15 novembre 1896 a San Donà di Piave, ed apparteneva alla ricca famiglia Ancillotto, locali proprietari terrieri e bonificatori. Arruolatosi nel Corpo aeronautica militare (ufficialmente la Regia Aeronautica nacque nel 1923) quattro mesi dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale, fin da subito dimostrò notevoli capacità come pilota. Diventato caporale a diciannove anni, nel 1915 si iscrisse alla scuola di volo di Cameri (No) e nel 1916 ottenne il brevetto di pilota militare.

Immagine tratta dal libro di Guido Mattioli “Eroi dell’aria, Giannino Ancillotto”

Giannino, come lo chiamavano tutti, ha rappresentato, o meglio tuttora rappresenta per molti di noi, una presenza costante in città. Un bel personaggio. Il suo medagliere e la sua vivace epopea ne sono la testimonianza più fedele. 
A mio avviso, egli è stato forse un po’ trascurato dalla storia. 
Personalmente fin da bambino ho” respirato” le sue gesta; tanta curiosità mi è rimasta dentro per molto tempo fino a diventare una vera e propria passione.
Senza nessun’altra ambizione se non quella di amplificarne il più possibile la memoria , spero, con le seguenti righe , di poter destare l’interesse e la curiosità di voi tutti.

Propongo integralmente quello che Luigi Rinaldi scrisse a riguardo dell’aviatore Ancillotto sul Corriere dei Piccoli del 6 maggio 1934: 

l’infallibile sparviero Bruno, fortissimo, bello, aveva nel mento quadro e nello sguardo sicuro i segni inconfondibili di una volontà ferrea. Il sorriso era dolce come quello di un fanciullo. Il fanciullo passò poi alla storia col nome di inesorabile.
Nel 1915, allo scoppio delle ostilità, egli contava appena diciassette anni e studiava all’Istituto tecnico di Torino. Quando il Re dichiarò guerra all’Austria, senza un attimo di esitazione, riboccante di patrio entusiasmo, Giovanni Ancillotto si arruolò volontario nel corpo degli aviatori e ottenne prestissimo il brevetto di pilota cominciando subito a dar prove della propria perizia bombardando in voli audacissimi il nemico.
Si guadagna da caporale un encomio solenne ritornando da una pericolosa incursione aerea con l’apparecchio crivellato di proiettili austriaci. La splendida motivazione della sua prima medaglia d’argento al valor militare è la seguente: “Arditissimo pilota d’aeroplano, dette numerose prove di intelligente audacia, compiendo sul nemico bombardamenti e ricognizioni aeree del più alto interesse, noncurante degli aggiustati tiri degli antiaerei avversari. Avuto varie volte colpito in pieno il suo velivolo, con grande perizia, con elevato senso del dovere, con rischio della vita, lo ricondusse entro le nostre linee, atterrando fuori campo”.
Quando Giovanni Ancillotto fu diventato così esperto e audace da far precipitare come falchi stroncati persino tre o quattro apparecchi nemici in un solo giorno, ebbe la seconda medaglia d’argento. Teatro delle sue gesta, il cielo carsico e quello di Treviso.

Uno degli undici abbattimenti aerei di Giannino Ancillotto. Ritaglio di foto della Carta Operativa del Comando 3^ Armata Guerra 1915-1918, custodita presso il Museo privato dell’Aeroporto Militare Giannino Ancillotto di Treviso.


Ma il suo valore e la sua temerarietà meravigliosa aumentarono durante le tragiche giornate di Caporetto. Colui che fosse stato capace di abbattere il velivolo di Ancillotto sarebbe diventato l’eroe nazionale austriaco. L’aquilotto veneto non dava tregua al nemico. Egli era dovunque, insidioso, risoluto, rapido come una meteora di morte. Seminava la strage fra interi reparti nemici volando a dieci metri dal suolo, instancabile nell’eroismo e nell’odio contro l’invasore.
Quando s’accorse che la sua villa a San Donà di Piave, occupata dagli austriaci, serviva da osservatorio contro i soldati italiani, non ebbe pace fin che non l’ebbe crivellata di bombe e semidistrutta.
Non pago delle sue incursioni alla luce del sole, cominciò in breve a volare anche di notte, terribile e solitario sparviero contro l’insidia dei bombardatori di città indifese. Nella notte del 24 luglio del 1918, due apparecchi germanici si dirigevano su Treviso pronti a martoriarla di bombe.
Giovanni Ancillotto vegliava.
Mentre le nostre batterie tacevano per avvenuta intesa, egli affrontò i nemici colti di sorpresa; con poche ben aggiustate raffiche di mitraglia li abbattè uno dopo l’altro, facendo giungere oltre frontiera la schernevole novità del magnifico doppietto.
Ma il suo odio particolarmente feroce si manifestava contro quelle enormi salsicce austriache chiamate Draken, spie immobili e sornione che scrutavano dall’alto i nostri movimenti e, non di rado, erano causa di gravi sciagure fra le truppe italiane. Ancillotto imparò a volteggiare loro attorno, ad evitare i velivoli posti sempre a guardia dei Draken e, rapido e implacabile, a distruggere gli ipocriti salsiccioni con proiettili incendiarii, che sapeva inviare a destinazione meravigliosamente.
Un giorno, la manovra minaccia di non riuscirgli; il Draken ondeggia, si agita, si abbassa e i proiettili non giungono a segno. Velivoli austriaci vegliano e minacciano.
L’eroe non desiste; irato, deciso, serrando i denti e imprimendo all’apparecchio la velocità di un bolide, si slancia sul Draken, ne squarcia l’involucro con la furia rombante dell’elica, lo attraversa da parte a parte riducendolo a un enorme straccio ruinante e ritorna illeso ed impavido nelle linee italiane coi brandelli della stoffa nemica attaccati al velivolo come trofei.
I soldati, compagni lo attorniano, lo abbracciano, gli guardano premurosi una mano ustionata, lo assaltano di domande, gridano entusiasti il suo nome…
Giovanni Ancillotto sorride, accenna scherzosamente a volersi liberare da tutti, non pensa in quell’istante alla medaglia d’oro che splenderà sul petto eroico e dice solamente, ridendo del suo bel sorriso: -Calma, ragazzi; datemi piuttosto una sigaretta.-
La guerra lo risparmia. Cessate le ostilità, egli compì altre imprese nell’aviazione civile, sorvolando fra l’altro, primo nel mondo, le eccelse vette delle Ande peruviane. Il destino fu beffardamente crudele con questo eroe purissimo. 
Pochi anni orsono, mentre si recava a una riunione di medaglie d’oro, periva in un volgare incidente automobilistico.

Particolare del monumento dedicato a Giannino Ancillotto. Piazza Indipendenza, San Donà di Piave .

Un capitolo a parte lo merita indubbiamente il “volo notturno”:

giacchè Giannino Ancillotto fu uno dei primi in assoluto, a sperimentarlo.
Proprio in questo campo rifulsero le sue virtù di pilota e di combattente. Egli cominciò ad allenarsi con pazienza e con metodo a questa nuova forma di combattimento.
Notevolissime erano le difficoltà da superare visto che non esistevano strumenti per la condotta di volo senza visibilità, nè il pilota disponeva d’alcun dispositivo per la localizzazione degli apparecchi nemici. L’unico punto di riferimento, per poterli scorgere nel buio, era dato dalle fiamme bluastre sprigionate dai tubi di scappamento degli aerei. Ma quelle fiamme, una volta intraviste, potevano d’improvviso sparire in seguito ad una qualsiasi manovra dell’antagonista, o per quei movimenti relativi al saliscendi di cui sono animati due apparecchi che procedono uno sulla scia dell’altro.
Pur consapevole di ciò Giannino, ad ogni segnale di allarme decollava dall’aeroporto di Marcon (VE) e raggiunti i 3000 metri ( quota media cui di solito operavano i bombardieri austriaci) aguzzava in ogni senso il suo sguardo.
Molti furono i voli infruttuosi, ma tenne duro ; il meticoloso addestramento notturno ormai gli permetteva di governare disinvoltamente l’aereo anche nelle notti senza luna.
Finalmente, nella notte del 24 luglio 1918, ebbe meritato premio.
Quella notte si levò in aria mentre scoppiavano al suolo le prime bombe. Una leggera foschia velava la luna. Mentre prendeva rapidamente quota decise di orientare le ricerche in direzione nord-est sud-ovest, ciò secondo la consueta provenienza degli aerei crociati , e quando fu attorno ai 3000 metri, cominciò la ricerca di quei barlumi bluastri. Ad un certo punto li vide dinnanzi alla prua del velivolo, avanti qualche centinaio di metri. Accelerò l’andatura ed inquadrata la sagoma dell’apparecchio nell’oculare di puntamento, fece partire una lunga e precisa raffica di mitragliatrice. L’ala nemica s’inclinò , fece un giro su se stessa e precipitò.
Ancora non pago scorse altre fiamme di scarico: si tuffò nuovamente a pieno gas e dopo un paio di sventagliate anche il secondo velivolo fu abbattuto.
Egli fu il primo, in assoluto, tra gli alleati, ad eliminare due apparecchi nemici di notte. 
Il giorno dopo furono trovati i resti di due aerei: l’uno, un grosso bombardiere tedesco, era caduto a Sant’Elena di Silea ( TV), l’altro di tipo “Brandeburgo”, si era fracassato nel fiume Sile. 
Del primo aereo i due piloti, non feriti gravemente, furono fatti prigionieri. Ancillotto andò a trovarli all’ospedale militare , li interrogò e quando seppe che uno di loro aveva moglie e figli , e l’altro la madre ammalata, disse loro di scrivere una lettera che egli avrebbe provveduto a far giungere a destinazione.
Alcuni giorni dopo, chiuse le due lettere in uno dei tubi che si usavano per il lancio dei messaggi, decollò e oltrepassato il fiume Piave si trovò in territorio nemico e di conseguenza sotto il tiro della contraerea austriaca che ovviamente ignorava le sue intenzioni pacifiche, cosi che non poteva lanciare il piccolo tubo con la missiva.
Decise di tentare un trucco per portare a termine la sua missione: si lasciò cadere in volo planato , simulando d’essere stato colpito e di aver perso il controllo dell’aereo.
Il tiro nemico cessò , da terra tutti seguivano con lo sguardo l’aereo , attendendo la collisione con il suolo. A pochi metri dal suolo Ancillotto raddrizzò il suo aereo ( uno Spad ), lanciò il dispaccio e se la svignò in fretta con la doppia soddisfazione di aver portato a termine il compito e di aver fatto “fessi” i mitraglieri e gli artiglieri nemici.
Quest’impresa gli fruttò sul piano ufficiale la terza Medaglia d’Argento al Valore Militare.
Una seconda soddisfazione gli giunse pochi giorni dopo: una lettera del suo vecchio comandante per il duplice abbattimento:-“ Caro Nane , non puoi certamente immaginare quanta gioia abbia provato nel sapere che sei stato tu , l’abbattitore dei due apparecchi- Ne ero certo anche prima – e la fortuna ti ha reso giustizia – perché tu eri il solo degno – ti ricordi ad Aiello l’anno scorso ancora?
Un abbraccio affettuoso tuo Gordesco.”
Alla fine di agosto, un ulteriore successo, di cui Giannino si affrettava a dar notizia ai suoi famigliari con questa lettera:-“Carissimi scendo adesso dal volo, dopo aver abbattuto il decimo aeroplano austriaco, che precipitò una mezz’ora fa nei pressi di Ponte di Piave (TV). Ho letto la lettera di papà , ed ora aspetto l’ordine che mi metterà a disposizione del Commissariato. Questa notte se gli austriaci vengono a bombardare spero di abbatterne qualche altro.
Saluti e baci affettuosi a tutti Giannino”.

29 Luglio 1918. Il Cap. Mario Ugo Gordesco, al
campo volo di Furbara, venuto a conoscenza
dell’impresa, scrive al suo compagno dei voli di
guerra, del campo di Aiello. Immagine tratta dal libro di Guido Mattioli “Eroi dell’aria, Giannino Ancillotto”

Gli elogi ufficiali che ricevette: 

A seguito dei numerosi successi aviatori il comandante della Terza Armata Emanuele Filiberto duca d’Aosta volle conferire al pilota tenente Giannino Ancillotto ben tre encomi solenni; il primo così riportava :” Esprimo il mio vivo compiacimento al sottotenente Ancillotto , pel riuscito attacco contro il pallone frenato di Levada, compiuto oggi con l’aeroplano da lui pilotato, e coronato da felice esito con l’incendio del pallone nemico e d’uno dei due paracadute. Confido che la caccia ai palloni avversari sarà continuata con energia e con gli stessi brillanti risultati” . Questo primo encomio arrivò il 30 novembre 1917.
Il secondo giunse una settimana dopo, il 6 dicembre: “Per la terza volta , in breve volger di tempo, il sottotenente Ancillotto è riuscito colla sua perizia ed il suo valore ad incendiare un pallone frenato nemico. A lui nuovamente vada il mio encomio ed il mio compiacimento, coll’augurio che possa aggiungere nuovi successi a quelli già conseguiti” .
L’encomio più significativo è però il terzo, quello datato 8 aprile 1918, Fronte del Piave : “Egregio tenente, dai giornali ho avuto notizia della bella festa durante la quale Le è stata consegnata la medaglia d’oro al valore, e che ha riunito intorno a Lei non soltanto le rappresentanze ufficiali di cittadine e paesi “ dell’altra riva”, ma gli animi stessi dei Suoi conterranei , desolati ma non depressi , lieti di esaltare in quell’ora l’atto di valore incomparabile di un figlio della loro terra , che ha per essi particolare significato di rivincita e di promessa! 
Sentire palpitare per sé e accanto a sé la commossa ammirazione di quanti nel cuore d’Italia vivono nell’attesa del ritorno, sentire- come Ella avrà sentito in quel momento- il saluto ed il richiamo ideale dei fratelli rimasti al di là , deve essere stato per Lei fonte di infinita e pensosa soddisfazione, non minore di quella che la più alta ricompensa militare Le ha procurato.
Ed io voglio che Le giunga – mentre ancor dura l‘eco delle gesta da Lei compiute- la parola di compiacimento – di lode del Suo Comandante d’Armata , il quale ha certezza che nei prossimi cimenti, come già nei cieli del Carso arido e della pianura veneta – ridente e bella di italiana bellezza- Ella saprà rendere nuovi grandi servigi alla nostra Patria diletta – Con l’augurio di maggiore fortuna Le invio i miei cordiali saluti.
Em. Fili. Savoia”.

Le decorazioni di Giannino Ancillotto

Il suo medagliere

è cosi composto:

Medaglia d’oro al Valor Militare
Cielo di Piave , 30 novembre -5 dicembre 1917

Medaglia d ‘argento al Valor Militare 
Trentino 23 giugno- 21 luglio 1916
Medio Isonzo 24 luglio 1916 – 28 marzo 1917

Medaglia d’argento al Valor Militare
Cielo Carsico 26- 27 ottobre 1917
Cielo di Treviso 3 novembre 1917

Medaglia d’argento al Valor Militare 
Cielo di Piave , notte del 2 luglio 1918

Medaglia del Comune di Roma

Medaglia Associazione Naz. Madri e Vedove Caduti

Cavaliere della Corona d’Italia per Meriti di Guerra

Commendatore della Corona d’Italia per Meriti di Guerra

Volontari di Guerra

Combattenti Nazioni alleate

Croce al Merito di Guerra

Croce della Terza Armata

Croce con Palme del Belgio

Medaglia Cacciatori del Cielo

Medaglia Unita’ d’Italia

Medaglia Legionari Fiumani

Medaglia d’oro raid Lima- Cerro De Pasco 

Medaglia d’oro raid Roma- Varsavia

Medaglia d’oro Aereo Club d’Italia

Medaglia d’oro con brillanti “ Los Andes “

Medaglia d’oro con brillanti “ Ciudad De Lima “

Medaglia d’oro con brillanti “ El Pueblo Huaneajo “

Medaglia d’oro con brillanti “ Provincia De Pasco “

Medaglia d’oro Orfani di guerra San Donà di Piave 

Medaglia d’oro Amici e Concittadini di San Donà di Piave.

Il 16 ottobre 1938 veniva tumulata nella nuova tomba la salma di Giannino Ancillotto, trasferita dal vecchio cimitero. La salma veniva deposta in un sarcofago sostenuto da quattro aquile, situato sotto un tempietto ispirato a linee classiche (opera dell’architetto Possamai) interamente costruito con pietra del Grappa e marmi di Vittorio Veneto – Tomba della famiglia Ancillotto nel cimitero di San donà di Piave.

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