Osteria di Fossalta
Nel 1918 il largo dal quale si diramano le attuali via Roma, via 23 giugno, via cadorna non costituivano un incrocio stradale come lo è da quando si è aperta la circonvallazione Est, bensì un trivio. Segnava l’incontro di tre vecchie strade alberate da giganteschi ippocastani che, nel giugno, fiorivano di bei grappoli rossi o bianchi, tra le chiome verdi. Vi era un’osteria e il capitello di Sant?Antonio. Di fronte all’osteria, sull’angolo sud.est del giardino prospicente, vi era un fortino di cemento grigio. Era un punto strategico importante ma noi non lo sapevamo. Per noi era solamente l’osteria della Orsola e il capitello di Sant’Antonio passando davanti al quale, ci avevano insegnato, che dovevamo segnarci con la Croce. E’ qui che il 14 giugno alle 5 del mattino, fu ucciso il primo soldato, mentre lo attraversava per portare il caffè ai commilitoni. L’osteria divenne un caposaldo di primaria importanza durante i novi giorni dell’offensiva e fu battezzata dai Comandi militari col nome di “Osteria di Fossalta”. Una ben strana Osteria sorta senza licenza, dove i clienti non bevevano il nostro rinomato vino rosso ma spargevano generosamente il loro sangue. Un’Osteria ambita, che cambiava padrone di continuo, che veniva contesa a colpi di pugnale, di moschetto, a raffiche di mitraglia e a spari di artiglieria. Un’Osteria che poteva apparire silenziosa ma bastava che un gruppo di razzi arivasse gridando: “A noi!” per risvegliarla. A quel grido tutte le finestre fiorivano di canne di fucili; dai quattro angoli sferravano lotte feroci finchè i vincitori entravano e la “ripulivano” dai nemici. E con essa il fortino veniva ripreso o perduto e tornava la quiete. Dopo la resistenza sull’argine di San Marco ci fu quella dell’Osteria di Fossalta. Furono poche ore di lotta disperata e tenace da ambe le parti, ma decisiva per la sorte di Venezia. Se le truppe nemiche sbarcate a Fossalta avessero trovato via libera si sarebbero riunite alle colonne sbarcate a Musile che alle didici di trovavano sul canale di Millepertiche. Il nemico ebbe il primo fallimento a Fossalta. “Osteria di Fossalta”; il nome dovrebbe essere scritto a caratteri luminosi sull’incrocio per ricordare ai giovani i combattenti di una generazione che forse non avrà seguito. E il capitello di Sant’Antonio? Dal suo sacello il santo benediva e incorragiava i morituri che passando gli mandavano l’estremo saluto, gli chiedevano l’ultima grazia. L’artiglieria lo rispettò. Noi no. Avevamo bisogno di una strada e l’abbiamo abbattuto perchè non conoscevamo la sua storia e non ci rendevamo conto di qunati occhi suplicanti gli avevano lanciato l’ultimo sguardo, di quante labbra avevano avuto per il nostro Santo l’ultima preghiera. (Alba Bozzo, Fossalta dal 130 a.c. alla battaglia del Piave, S.I.T., Aprile 1977).
Le Ronche
Capo D’Argine
Buonasera, ho trovato per caso il suo sito. Molto interessante l’intervista alla signora Elvira e anche il resto! Abito a Fossalta, m’interessa la storia del paese e vorrei sapere se per caso ha qualche notizia sulla contessa Prina, erede dei Da Lezze. Grazie e cordiali saluti.
Simonetta Cancian
simonettacancian@gmail.com